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SIAMO TUTTI ATTORI?
Differenze tra recitazione e vita quotidiana

Daniele Vagnozzi

Siamo tutti attori nella vita quotidiana? Cosa distingue una persona comune da un attore?

 

"Tutto il mondo è un palcoscenico, e gli uomini e le donne, tutti, non sono che attori. Hanno le loro uscite e le loro entrate; e un uomo nel suo atto interpreta diverse parti."

 

Questo famoso verso, posto all'entrata del Globe Theatre di Londra e tratto dal "Come vi piace" di William Shakespeare, racchiude, forse, il tratto più affascinante del nostro mestiere che lo rende unico tra tutte le arti: la somiglianza tra recitazione e vita.

 

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Anche chi fosse digiuno di teatro sa bene come Luigi Pirandello fondò su questa somiglianza tutta la sua riflessione teatrale e letteraria.

 

"C’è una maschera per la famiglia, una per la società, una per il lavoro. E quando stai solo, resti nessuno." (Uno, nessuno e centomila – Pirandello).
 

Cosa distingue, dunque, una persona qualsiasi da un attore? Forse dovremmo partire dalla domanda opposta.

Cosa hanno in comune attori e non attori?

 

Herving Goffman, uno dei padri della sociologia moderna, illustra in "The presentation of Self in Everyday Life" il suo "Modello drammaturgico della vita sociale".

Goffman vede la vita sociale come un copione teatrale in cui gli attori (le persone) non interpretano un personaggio di fantasia, quanto piuttosto sé stessi, a seconda di quello che credono di dover o poter mostrare in base al palcoscenico (situazione sociale) in cui si trovano e al pubblico (osservatori) che hanno di fronte.

Goffman introduce dei concetti fondamentali che ci aiutano a comprendere meglio cos'è la recitazione, che sia di un attore o di una persona qualunque.

1) "L'aspettativa" come motore del comportamento – è quello che gli altri si aspettano che faccia in una certa situazione che orienta il mio agire. In base alle aspettative la persona/attore mostrerà un sé piuttosto che un altro, interpreterà, dunque, un ruolo.

 

2) "Le immagini di sé" in lotta – Sia nella vita che sul palco abbiamo un'immagine di noi stessi che fa spesso a botte con l'immagine che gli altri hanno di noi. A queste si aggiungono l'immagine ideale di noi stessi (come vorremmo essere) e l'immagine sociale (come il contesto ci richiede di essere). Se ci pensate, tutta la nostra vita di persone, ma anche tutto il lavoro dell'attore, può essere sintetizzate in questa lotta, il tentativo di far combaciare tutte queste immagini in una sola, di risultare, come si dice, "giusto per quel ruolo".

 

La gestione delle impressioni altrui

 

Un passo ulteriore è quello compiuto da David Shulman, che nel suo "The presentation of self in a contemporary life" riprende le fila del lavoro di Goffman. Ciò che accomuna la recitazione al comportamento quotidiano è la "Gestione delle impressioni altrui" (Impression Management).

In sintesi, ogni volta che cerchiamo di controllare l'impressione che gli altri hanno di noi stiamo recitando.

 

 

Vista da questa prospettiva, la differenza tra un attore che recita e una persona comune sul posto di lavoro o in famiglia, si fa sempre più sfumata.

Bibliografia


Pirandello, Luigi. "Uno, nessuno, centomila." Uno, nessuno, centomila

Goffman, Erving, et al. The presentation of self in everyday life. London: Harmondsworth, 1978.

Shulman, David. The presentation of self in contemporary social life. Sage Publications, 2016.

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Daniele Vagnozzi

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